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San
Caritone nacque e fu cresciuto ad Iconio, in Asia Minore, sotto il regno dell'imperatore
Aureliano (270-276).
All'inizio del suo regno, il successore di quest'ultimo, Diocleziano, non era
ostile ai cristiani; ma, posseduto dal demonio dichiarò in
seguito una violenta persecuzione contro quelli che invocavano il nome di Cristo
(394).
Poiché Caritone era
famoso ad Iconio per la sua pietà e la sua virtù, fu catturato
dai soldati dell'imperatore e condotto avanti al console.
Avendo confessato senza paura il Cristo e condannato gli idoli, Caritone fu
steso a terra e così violentemente picchiato che le sue
carni furono ridotte in brandelli.
Venne gettato in prigione e fatto uscire qualche giorno più tardi per
essere presentato di nuovo avanti al tribunale.
Liberato di prigione, si
rifugiò in Egitto fino a che Costantino il Grande decretò la fine
delle persecuzioni e riconobbe ufficialmente la religione cristiana.
Portando il suo corpo i segni della Passione di Cristo, Caritone, liberato dalla
minaccia del martirio, perseguì con grande zelo la via di imitazione
del Cristo con una vita di ascesi e di austerità.
Alle sofferenze volontarie che egli infliggeva al suo corpo per ridurlo in schiavitù
e farlo obbedire alle leggi dello spirito si aggiunsero delle prove involontarie.
Un giorno, allorché
si dirigeva verso Gerusalemme incontrò sulla strada una banda di briganti
che lo legarono e lo condussero nella loro grotta.
Ma furono ben presto vittima della Giustizia Divina.
Essi morirono tutti dopo aver bevuto del vino nel quale una vipera aveva versato
il suo veleno.
Caritone, rimasto solo, fu miracolosamente liberato dai suoi legacci e divenne
erede del bottino che i briganti avevano ammassato.
Distribuì allora queste
ricchezze male acquisite donandole ai poveri e utilizzandole per la costruzione
di chiese per la Grazia di Dio, e si installò in una grotta situata in
un luogo chiamato FARAN, al fine di praticarvi l'ascesi.
Da questa grotta, il Santo attirò molti infedeli facendo loro abbracciare
la fede e seguire l'esempio della sua vita angelica.
Ma poiché questa affluenza lo distraeva dalla sua amata solitudine, partì per installarsi in una altra grotta solitaria dopo aver piazzato il migliore dei suoi discepoli a capo della comunità di Faran e aver esortato i suoi figli spirituali a mantenere strettamente la temperanza nel nutrimento e nel sonno, apregare la notte come il giorno nelle ore che aveva loro insegnato e aricevere i poveri e gli stranieri come fossero il Cristo stesso.
Ritirato sulla montagna di
DUKAS, nei dintorni di Gerico, non potè però restare molto tempo
a conversare in solitudine con Dio: molti discepoli vennero a raggiungerlo e
lo obbligarono a costruire una seconda Lavra* ed a fuggire di nuovo in un altro
ancora più isolato chiamato TEQUE.
Egli si installò con qualche discepolo in una terza Lavra, che si chiamò
dal nome siriaco SUKA (monastero) o ancora "l'antica Lavra".
Ma niente poteva arrestare la folla dei numerosi discepoli e pagani che accorrevano
per dilettarsi del miele delle sue parole e per contemplare questa immagine
vivente del Cristo.
Così, Caritone, che
non desiderava altro in questo mondo che la soavità dell'unione con Dio
nella solitudine, si ritirò al di sopra di Lavra, in una grotta di così
difficile accesso che non si poteva raggiungere se non con delle scale.
Egli dimorò lì numerosi anni, abbeverandosi ad una sorgente che
Dio, per le sue preghiere, aveva fatto sgorgare nella grotta.
Poiché Dio gli aveva anticipatamente rivelato la data della sua morte
Caritone si fece trasportare nella sua prima Lavra di FARAN.
Di là indirizzò un testamento spirituale ai suoi discepoli, nel
quale indicava la via sicura per pervenire all'unione con Dio: vale a dire l'ascesi
unita all'umiltà e alla carità verso tutti.
Avendo dato i suoi ultimi insegnamenti, si distese sul suo letto e si addormentò serenamente per raggiungere il coro degli Angeli e dei Santi.
Apolitichio:
Memoria 28 settembre
NOTIZIE
*Nell'antico monachesimo
di Palestina, la Lavra era un luogo
primitivamente occupato da uno o più eremiti, che l'abbondanza
dei discepoli avevano trasformato in monastero.